Commissione Europea, MIT e social network in guerra contro le fake news
Negli ultimi giorni si è tornato a parlare con fervore delle famose “fake news”. Ovvero le notizie false che vengono diffuse online e spacciate per reali. Il motivo del rinnovato interesse in merito è dovuto all’uscita del rapporto dell’High Level Group della Commissione Europea relativo alle “bufale”. Affianco ad essi, ad analizzare il caso ci sono anche un team del MIT (Massachusetts Institute of Technology) ed i CEO di Twitter e Facebook. La task force di paladini della giustizia, in realtà, sta lavorando separatamente: l’unico elemento che li accomuna è l’obiettivo finale. Ma ognuno di essi ha un approccio differente con il problema ed una soluzione singolare per combatterlo.
Vero, falso o… X
Abbiamo a che fare ogni giorno con notizie fasulle, ma nella maggior parte dei casi si camuffano tra la mole di informazioni da cui siamo bombardati in ogni istante. Allora come fare a riconoscere ed evitare le fake news? Gli esperti ci comunicano che il modo peggiore per farlo è dichiarargli guerra aperta. Il termine con cui vengono indicate si dovrebbe evitare per impedirne l’ulteriore diffusione. E con esso, bisognerebbe bocciare anche la legislazione in merito o, peggio, di applicare censure di qualsiasi genere. Il rapporto 2018 non è un manuale da seguire, come si spera, ma un punto di inizio da cui cominciare per migliorare la fruizione del web. Un ipotetico percorso da seguire potrebbe arrivare in seguito, ma da parte degli scienziati del MIT, che hanno intrapreso uno studio mirato, incuriositi dal polverone sollevato.
Se le conosci le eviti
La verità è che il problema non sono le fake news ma gli utenti stessi della rete globale. Le notizie sono fatte da persone e sono destinate ad altre persone, pertanto la soluzione sta nell’eliminare le motivazioni alla base della loro diffusione. O meglio LA motivazione: l’ignoranza! Il consiglio velato degli esperti, infatti, è proprio quello di informarsi sempre, cercare, interrogarsi, consultare più fonti e mai limitarsi a prender per buono tutto ciò che ci capita sotto il naso. Dunque, ciò di cui stiamo parlando è pura e semplice disinformazione, un male che colpisce l’Italia nel profondo, e non solo. Si parla di “migliorare la trasparenza delle notizie online. Promuovendo l’alfabetizzazione dei media e dell’informazione ma anche promuovendo la continua ricerca sull’impatto della disinformazione in Europa per valutare le misure adottate da diversi attori”. Ma nel frattempo che aspettiamo un intervento dall’alto (sempre se ci sarà), dobbiamo provvedere noi stessi a migliorarci per evitare di sprofondare nel baratro.
Ma… di cosa stiamo parlando?
Abbiamo appena detto che chiamarle “fake news” è sbagliato, ma dobbiamo pur capire nel pratico cos’è che dovremmo evitare. Gli esperti includono nel calderone “tutte le forme di informazioni false, inaccurate o fuorvianti progettate, presentate e promosse per causare intenzionalmente danno pubblico o per profitto”; si escludono, invece, tutte le diffusioni illegali regolamentate dalla legge. C’è da dire che anche chi non ha interessi diretti spesso si diverte a deviare il pensiero della popolazione, senza rendersi conto del grave danno che sta provocando alla propria nazione e a sé stesso. La disinformazione è sempre esistita, ma quella online ha mosso l’intesse pubblico solo a seguito della spietata campagna elettorale di Trump, evento che ha condizionato in gran parte la decisione della Commissione Europea.
La colpa è anche dei social network
E’ vero che per l’essere umano è impossibile non comunicare e, oggi, è di routine utilizzare strumenti digitali per informarsi, ma in entrambi i casi bisognerebbe farlo con coscienza: se ognuno di noi favorisce la diffusione delle fake news (ops… non ancora ci abituiamo!) non si riuscirà mai ad arginarle. La sensibilizzazione globale è pura utopia, e questo lo hanno capito i big del social networking. Quest’ultimi da quest’anno hanno intrapreso azioni correttive per le proprie piattaforme. Di quanto fatto da Facebook ne parlammo già, ed oggi tocca a Twitter tentare di limitare la proliferazione della falsità: Jack Dorsey mira a punire i profili falsi, applicando anche alle singole persone il bollino blu sinonimo di attendibilità. Ma ciò che fa gola all’”ignorante medio” non è il singolo individuo bensì la novità, lo scandalo e l’esclusiva. Ciò che un tempo dava da mangiare ai giornalisti e che oggi è alla portata di tutti gli animali da tastiera. Questo grazie alla semplicità di comunicare attraverso i social network.
Noi vi consigliamo di informarvi, sempre.
E se avete dubbi o volete accrescere le vostre conoscenze in ambito informatico, noi di KuboWeb siamo a vostra disposizione, pronti a schierarci al fronte contro la disinformazione.
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