Digital divide anche nelle scuole

La riapertura delle scuole a settembre è ormai imminente, e genitori e figli si stanno già preparando ad affrontare questa avventura in una chiave del tutto nuova. Non ancora si hanno notizie certe sui cambiamenti apportati, ma ciò che è davvero certo è il disagio portato a galla dal periodo di lockdown coronavirus che abbiamo vissuto. Molti ragazzi hanno seguito le lezioni da casa, ma tanti altri non hanno avuto questa fortuna, o hanno dovuto ricorrere ad amici, parenti ed associazioni di volontariato per accedere alla rete e ad un pc. Ai più potrà sembrare strano, ma in Italia nel 2020 si parla ancora di digital divide.

 

Scuole ed informatica necessità primarie

Il problema più grande, però, non è l’impossibilità di accesso ai dispositivi informatici, bensì la mancanza di formazione in merito ed il desiderio di apprendere. In un nostro articolo del 2018 abbiamo già portato alla luce le gravi lacune culturali in Abruzzo e la presenza massiccia di “neet”, ovvero giovani che non studiano e non lavorano. A rincarare la dosa c’è Google, che ci aiuta sempre con le nostre ricerche: dopo il lockdown coronavirus ciò che premeva di più agli italiani era la riapertura delle palestre e di altre attività ludiche non formative (tipo bar o discoteche, e non teatri o musei). Oggi in lista è salita la riapertura delle scuole, ma solo perché è ormai giunta; rimane pur sempre insufficiente la mole di ricerche, come la voglia di sconfiggere l’ignoranza digitale prima di prendere in mano il proprio smartphone.

 

 

 

Come invogliare i giovani a frequentare le scuole e combattere l’ignoranza digitale

Va riconosciuto che la maggior parte dei giovani vive con lo smartphone sempre in mano, anche nelle scuole, ma ciò non rende loro capaci di utilizzare i dispositivi informatici.  Il gran numero di errori commessi durante le lezioni online (come il microfono o la webcam lasciati accesi durante momenti di pausa privata) hanno avvalorato tale concetto. E non siamo gli unici a pensarla così! In un interessante articolo di Euronews dal titolo “Giovani, ignoranti e soddisfatti” si analizza proprio questo, azzardando: “se l’ignoranza giovanile la si vuole combattere con proposte concrete, le strategie non mancano, casomai anche stimolando i ragazzi ad impegnarsi personalmente, senza necessariamente fare ricorso a Google”. Altro da aggiungere?

 

 

 

 

Ignoranza digitale, scuole noiose o digital divide?

E’ vero che spesso alle famiglie mancano i fondi da investire in formazione, ma è anche vero che le scuole negli anni hanno mantenuto la stessa impostazione post bellica senza adeguarsi al cambiamento generazionale e all’evoluzione dell’informatica. Così i ragazzi si ritrovano insegnanti anziani e svogliati, inadeguati a seguire il mondo in costante evoluzione di chi ha in mano una finestra sul mondo che li tiene aggiornati in tempo reale. Di fatti, nell’articolo sopra citato Euronews ha centrato il punto: avere sempre le risposte a portata di click riduce il livello di attenzione, il desiderio di ricerca e la voglia di sapere. Tanto, all’occorrenza, ci pensa Google.

Ma bisogna saperlo usare Google!

 

 

Scuole chiuse e bocche aperte

Noi di KuboWeb possiamo aggiungere che per diventare una web agency di successo bisogna superare gli anni delle scuole dell’obbligo e professionali, i corsi universitari e continuare ad aggiornarsi per stare sempre al passo con l’evoluzione informatica. Dunque Google non basta, e concludiamo lasciando un esempio di quanto l’ignoranza digitale possa esser dannosa: il video del Milanese Imbruttito con le interviste sul coronavirus a Gallipoli. Non ci sono scusanti, l’accesso al web c’è e lo si vanta con la conoscenza degli ultimi trend in campo social e di mode in genere.

Tornando alle scuole, quindi, oggi non bastano polverosi libri di seconda mano con gli stessi concetti di 60 anni fa ed i risultati sono evidenti. I commenti li lasciamo a voi, in attesa di questo nuovo anno scolastico (forse) ancor più digitale.

 

 

 

 

 

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